II settimana di quaresima – mercoledì

Dal Vangelo secondo Matteo

In quel tempo, mentre saliva a Gerusalemme, Gesù prese in disparte i dodici discepoli e lungo il cammino disse loro: «Ecco, noi saliamo a Gerusalemme e il Figlio dell’uomo sarà consegnato ai capi dei sacerdoti e agli scribi; lo condanneranno a morte e lo consegneranno ai pagani perché venga deriso e flagellato e crocifisso, e il terzo giorno risorgerà».

Allora gli si avvicinò la madre dei figli di Zebedèo con i suoi figli e si prostrò per chiedergli qualcosa. Egli le disse: «Che cosa vuoi?». Gli rispose: «Di’ che questi miei due figli siedano uno alla tua destra e uno alla tua sinistra nel tuo regno». Rispose Gesù: «Voi non sapete quello che chiedete. Potete bere il calice che io sto per bere?». Gli dicono: «Lo possiamo». Ed egli disse loro: «Il mio calice, lo berrete; però sedere alla mia destra e alla mia sinistra non sta a me concederlo: è per coloro per i quali il Padre mio lo ha preparato».

Gli altri dieci, avendo sentito, si sdegnarono con i due fratelli. Ma Gesù li chiamò a sé e disse: «Voi sapete che i governanti delle nazioni dòminano su di esse e i capi le opprimono. Tra voi non sarà così; ma chi vuole diventare grande tra voi, sarà vostro servitore e chi vuole essere il primo tra voi, sarà vostro schiavo. Come il Figlio dell’uomo, che non è venuto per farsi servire, ma per servire e dare la propria vita in riscatto per molti».

La predizione della passione è collocata nel contesto del viaggio di Gesù verso Gerusalemme: i discepoli sognano l’imminente inaugurazione del regno di Dio, con l’occasione Gesù prende in privato i discepoli e li prepara lo scandalo della croce. Questa predizione della passione è più dettagliata del precedente annuncio: condanna, la consegna ai “pagani”, gli scherni, la flagellazione, la crocifissione sono elementi nuovi rispetto ai due annunzi precedenti. Questo ci fa capire che Gesù aveva una idea molto chiara della sua tragica fine e sicura della sua gloriosa risurrezione. In questo contesto di tragedia viene la richiesta della madre di Giacomo e Giovanni i quali spensierati pensano ad assicurarsi il primo posto nel regno dei Cieli. Nel chiedere ai discepoli se possono bere il calice che Gesù stava per bere e facendo riferimento al “Padre mio” li rimanda ancora una volta all’evento della passione a cui i discepoli ancora non credono, fanno fatica ad accettare l’idea che Egli avrebbe inaugurato il regno di Dio con la sofferenza e la croce.

Per bocca di Gesù viene preannunziato il martirio dei due discepoli.

Questa domanda presuntuosa dei due discepoli provoca una crisi di ambizione nell’intero gruppo degli apostoli. Gesù pone un insegnamento fondamentale sull’esercizio dell’autorità. Egli non nega per principio l’autorità, ma specifica il modo in cui deve essere esercitata, portando come esempio il suo servizio con il dono della sua vita come “riscatto” per la salvezza di moltitudini si esseri umani, cioè del mondo intero. In questo contesto siamo in Palestina sotto dominazione straniera, i cui oppressori si facevano anche chiamare “benefattori” per il popolo, il Servizio della Chiesa avrebbe assunto un significato diametralmente opposto: per i veri discepoli di Gesù comandare significa servire i fratelli, farsi loro schiavi. La vera grandezza consiste nel servizio disinteressato, non nel dominio. Teniamo sempre presente che Gesù offrì al sua vita in favore (e non “al posto”) di tutti proprio richiamando il quarto canto del Servo di YHWH.

A questo vangelo viene associata la prima lettura di Geremia in cui si dice: «Venite e tramiamo insidie contro Geremìa» il profeta cita queste parole dei nemici e chiede al Signore di ricordarsi di lui, dei momenti in cui andava al tempio per intercedere per il popolo. A noi, ancora oggi, ci scandalizza che nonostante possiamo avere una condotta corretta, soffriamo. Ancora oggi ci lascia turbati il perché la salvezza debba arrivare attraverso la sofferenza (es. coronavirus, quarantena, ecc.) e la croce. Viene in nostro aiuto la preghiera di colletta: «Sostieni sempre, o Padre, la tua famiglia nell’impegno delle buone opere; confortala con il tuo aiuto nel cammino di questa vita e guidala al possesso dei beni eterni», solo Dio può operare questo in noi, solo Lui può insegnarci a portare la nostra croce quotidiana. Tra le varie prove quotidiane, entra il conforto di Dio, con la sua parola che ci disseta dandoci da bere il suo calice.